Hi ha! Le asinate visuali allucinatorie degli economisti borghesi. Ciò che non è scientifico non è marxista, e viceversa


iv-d) Caso fallace: Offerta e Domanda marginalista pura, la domanda sociale non viene presa in linea di conto (Rielaborato il 6 settembre 2009)



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3iv-d) Caso fallace: Offerta e Domanda marginalista pura, la domanda sociale non viene presa in linea di conto (Rielaborato il 6 settembre 2009)

In questo caso come per tutti i marginalisti e i teorici borghese sin da J-B-Say, Senior, Walras, Marshall ed i patetici moderni con i vari Samuelson e Solow, la micro e la macroeconomia sono separate (Questo avviene con la falsa soluzione di Auguste Walras ripresa dal figlio e da Schumpeter ecc ... cioè la separazione “metodologica” tra la scienza economica e l'economia sociale, quest'ultima essendo concepita come input politico malgrado le crisi ricorrenti che dimostrano il contrario.) In questo caso, i meccanismi precisi della domanda sociale sono rimpiazzati dall'operato cieco della cosiddetta “mano invisibile”. Visto la sovra capacità produttiva più lo sfruttamento della durata, dei stock ecc., si suppone che si aboliscono temporaneamente gli effetti dei cicli produttivi, in modo che S1a e S1b producono le loro quantità senza badare a niente altro, portando il prodotto finale al “mercato” nello stesso giorno, supponendo in oltre che questi prodotti non vengono distinti da marchi ecc (Caso molto improbabile ma così fanno le ipotesi dell'economia borghese fondate sopra le curve dell'offerta e della domanda.) Per un attimo prenderemo queste scemenze sul serio.

Otteniamo allora il Schema 3:

S1a) 84 16 20 = 120

105Mp 20Mp 25 Mp = 150Mp



S1b) 80 20 20 = 120

80Mp 20Mp 20Mp = 120Mp

..........................................................................................................

SII) 80 20 20 = 120Mp

Si nota che il sistema qui supposto è altamente instabile e incoerente.

Comunque i marginalisti no vedono tutto il sistema, vedono solo le imprese nella sfera microeconomica. Possiamo dunque continuare sopra le loro proprie base per quanto riguarda lo scambio dei Mp. Come avviene la vendita, a che prezzo?

Vendita e prezzo: 240 euro divisi da 270 Mp = ?

E chiaro che non possiamo completare perché se l'offerta è conosciuta (150Mp + 120Mp), la domanda è sconosciuta e non può essere fornita in questo sistema borghese e marginalista.
Ma allora cosa succede? Arriva che la domanda sconosciuta viene rimpiazzata con l'intermediazione monetaria. Il guai è che a questo punto si opera con un metro elastico dato che l'intermediazione monetaria crea inflazione nel processo in cui cerca di chiudere lo scambio scambiandosi con i Cn (cioè avvicinandosi empiricamente - “par tâtonnement” per fare piacere à Allais ... - dal meccanismo della domanda sociale dato dalla Equazione della RS/RE.)

Ancora una volta, il paradigma borghese e marginalista fa acqua da tutte le parti! Si tratta di un paradigma puerile tutt'al più buono per la demagogia di massa. Un nuovo oppio del popolo irrazionale ma questa volta senza nessuna base, neanche i “spiriti animali” che invece riguardano i gran preti (o gran maestri) che propagano queste sciocchezze sapendo benissimo, sin dalla dimostrazione di Marx, che sono pure sciocchezze. Asinate calcolate ma tra l'altro inumane perché negano la realizzazione dell'uguaglianza umana difendendo, con il miraggio del “mercato”, la proprietà privata fondata sopra la produzione sociale e l'accumulazione privata.

Se seguiamo i teorici borghesi nel scambio cieco tra Mp contro moneta senza badare ai Cn, o vice versa, succede che al secondo turno le correzioni cominciano ad imporsi tramite il meccanismo interno della domanda sociale, mediata dall'inflazione organica. Pero questo produce un enorme spreco di energie e di prodotti: Il modo di produzione capitalista non è fondato sul consumo come si sole dire; invece, è fondato sopra consumi irrazionali e spesso indotti che producono un enorme spreco congenito! Ragione supplementare per difendere il marxismo e l'ecomarxismo (sopra quest'ultimo concetto, vedi l'Appendice del mio Libro III.)” Fine del Brano.

Dopo rielaborazione possiamo presentare il schema di offerta e domanda raggiunto in maniera cieca nel modo seguente partendo da un'ipotesi interamente congruente con la cecità tanto micro-economica quanto macroeconomica che prevale con tutte le varianti del marginalismo e tutte le teorie economiche borghese. Supporremo dunque qui una produzione alla cieca da S1a e da S1b di tutte le quantità che possono produrre per portarle sul mercato simultaneamente (altrimenti non dispongono di nessuna informazione sul prezzo di equilibrio, nemmeno probabilistico o dato dai studi di mercato); intanto S2 agisce in modo simile e non modifica le condizioni di produzione malgrado il prezzo relativo dei Mp che compra. Ne segue che conoscendo ormai le condizioni determinanti in S2 possiamo ricostruire quello che accaderebbe per l'insieme del sistema. Vediamo come si volgono le cose nel dettaglio.

Il schema alla cieca dato in termini di Mp sarebbe il seguente:

S1a : 105         + 20     + 25     = 150 Mp

S1b : 80           + 20     + 20     = 120Mp

-----------------------------------------------

S1 : 185           + 40     + 45     = 270Mp

________________________________

S2 : 80             +20      + 20     = 120 Mp


Sappiamo che S1v + S1pv = c3 = 80

Il rapporto S1pv/S1v viene dato da 85/40 = 2,125 ergo: 85 : 2,125 = 40

Rispetto alla situazione O/D derivata dalla situazione alla cieca avremo dunque: 80/v = 2,125, dunque 80 : 2,125 = 37,647

La pv effettiva (secondo la situazione O/D derivata) sarà 80 – 37,647 = 42,353 (prova 42,353/37,647 = 1,125)

Dobbiamo ora trovare C effettivo (i.e., la situazione O/D derivata)

Come S1C/S1v nella situazione alla cieca = 185/40 = 4,625

Ergo C effettivo in O/D derivata = 37,647 x 4,625 = 174,117388

Rimane da distribuire questa funzione di produzione settoriale effettiva derivata nelle parti rispettive che toccano a S1a e S1b.

Sappiamo dalla mediazione monetaria che il prezzo unitario di vendita alla cieca sarà di 240 euro/270 Mp = 0,888

Sappiamo che S2 non ha cambiato i suoi rapporti di produzione fondamentali.

La questione diventa dunque: Come di S2 c (80) si può dedurre S1 v = pv, dunque la funzione di produzione settoriale S1. Come ridistribuirla tra S1a e S1b?

Abbiamo visto come si arriva a S1: 174,11738 + 37,647 + 42,353 = 254,11738. L'unica questione da risolvere è quella della ridistribuzione tra S1a e S1b se le vendite si realizzano al stesso prezzo di mercato (cioè alla cieca)



Ovviamente, non potrà essere meta meta.

Dunque necessariamente la ripartizione dovrà farsi secondo i stessi rapporti di contribuzione al mercato, cosa che corrisponderà alla migliore probabilità.

Dunque S1 M ex ante = 150/270 = 0,555. Come 270 x 0,555 = 150 ergo 254,11738 x 0,555 = 141,17632 Mp

S1b avrà dunque 254,11738 – 141,17632 = 112,94106 Mp

Possiamo allora calcolare gli invenduti

S1a = 150 – 141,17638 = 8,82368 Mp

S1b = 120 – 112,94106 = 7,0589 Mp


Pero in questa situazione di O/D alla cieca questi invenduti ritornano sopra il mercato aggravando ancora la situazione, soprattutto qui per S1b.

Problema ex ante/post hoc (in Mp)

S1a = 105 + 20 … + 25 # 141,17632 Mp (i.e., pv deve cambiare e dunque anche pv/C il tasso del profitto. Pv = 141,176 – 125 = 16,17632 ; pv/C = 16,17632/125 = 0,130)

S1b = 80 + 20 … + 20 # 112,94106 Mp (ergo pv = 112,94106 – 100 = 12,94106, dunque pv /C = 12,94106/100 = 0,130.)

Noteremo che il tasso di profitto rimane strutturalmente uguale (senza ricorrere ad una qualunque equalizzazione esogena.) Comunque, i volumi oltre la dinamica messa in moto dagli invenduti favorirebbero S1a dato che la sua produttività rimarrebbe effettivamente superiore anche se questo tipo di O/D, o concorrenza, ne diminuirebbe gli effetti in modo transitorio.

In effetti la situazione si aggrava irrimediabilmente con il ciclo seguente di riproduzione (i.e., post hoc.) Perché questo ammonta a valutare le funzioni di produzione tecniche S1a e S1b secondo lo stesso prezzo unitario degli Mp in situazione cieca producendo i stessi effetti di distorsione cumulativi.

Malgrado tutto ciò, sottolineeremo che è sempre la funzione di produzione marxista a spiegare il fenomeno e i suoi epifenomeni (i.e., v/C, pv/v e domanda sociale, cioè le Equazioni della Riproduzione) e dunque le dinamiche scatenate dai volumi ( e non dal saggio del profitto), e dunque le leggi di mozione del capitale, cioè principalmente la concentrazione e la centralizzazione del capitale come pure la creazione di AR ed il suo impatto inflazionista strutturale (che deve essere controllato dalla pianificazione e dai cicli di Riduzione del Tempo di Lavoro o RTL, altrimenti questi fenomeni saranno tutelati dalla spartizione della miseria; vedi a proposito la Nota * e la Nota 15 su John Galbraith nel mio Libro III)

Conclusione.

La concorrenza è una incredibile inettitudine marginalista incapace di spiegare qualunque cosa.

Le piccole imprese – creati artificialmente dai neoliberali – sono delle pagliacciate all'immagine dell'Antitrust. Perché sono contrarie alla necessaria taylorizzazione e producono un incredibile spreco (in Italia con 90 % delle impresse con meno di 10 impiegati si raggiunge una evasione fiscale ufficialmente valutata – dunque sottovalutata – ad attorno a 270 miliardi di euro annui, sarebbe a dire quasi l'ammontare annuo del finanziamento del debito nazionale ... Ma in questo mondo si sostiene anche una clientela vulnerabile sempre sull'orlo della legalità pronte a difendere un ordine sociale quasi-mafioso oltre che clientelare.) In oltre queste piccole imprese servano per spartire la misera tra i lavoratori impedendo fortemente la messa in opera dei cicli della RTL. La concentrazione e centralizzazione secondo i dati tecnici sono inevitabili, tendenza storia capita da Schumpeter portandolo ad una visione pessimista del destino finale del capitalismo. Di fatti, i neoliberali non hanno mai tentato di frammentare le grandi imprese transnazionali private.
Ma la concentrazione e la centralizzazione socialista debbono rispondere agli imperativi della pianificazione tenendo conto dell'ecomarxismo. Questo include le imprese di Stato e le cooperative. L'ideale rimane la massificazione dei prodotti fine alla maturazione dei mercati. Possono seguire in appresso la produzione di “short runs” personalizzati. Le imprese di Stato e le cooperative debbono ritornare ad essere la norma socialista in questo quadro preciso, con la “democrazia socialista” organicamente integrata nella pianificazione.

Le teorie del dono e del contro-dono, nate dall'antropologia e dall'etnologia borghese, mescolano valore di uso e valore di scambio, incluso quando discorrono sopra i modi di produzione caratterizzati dal “comunismo primitivo”. (Il migliore libro borghese che tratta di questo soggetto rimane quello di Peter Blau Exchange and power in social life, ed John Wiley and Sons, 1964 ; va notato qui l'espressione « social life » comunque intesa in modo a-temporale, fuori della sovra-determinazione dal modo di produzione, nel stesso modo nel quale un Robert Dahl intendeva la « democrazia » come un sistema nel quale « ogni gruppo di 4 persone avrebbe lo stesso potere di ogni altro gruppo di 4 persone. », ecc., ecc. ...ma prendeva la precauzione di limitare la sua analisi al livello municipale.) In tanto, solo con il socialismo può sbocciare la sociabilità sotto forma di altruismo legato alla produzione non mercificata del valore di uso. Nel mio Pour Marx, contre le nihilisme (vedere il capitolo le socialisme cubain, alla luce delle cruciali correzioni poi aggiunte relative al « dominio della necessità », il « dominio della libertà » e la « democrazia socialista ») avevo iniziato la discussione relativa alla creazione di Home Depots socialisti forniti con i surplus socialisti, insieme legato a degli « ateliers nationaux » totalmente volontari, ed inoltre favoreggiato sviluppo socialista della RTL. Per parte sua questa RTL rimarrebbe legata alla produzione del valore di scambio. (Questa scelta è molto differente del modello mista interamente fallito tale che fu praticato nell'Ungheria socialista, o, peggio ancora, nella Unione Sovietica con la perestrojka di Gorbachev, dato che in questi casi, il valore di uso rubato e sviato funzionava come valore di scambio alternativo nei rampanti e distruttori mercati neri.)



3iv-e) Riassunto: I tre schemi della Riproduzione: Schema valore = prezzo; schema media di S1; schema marginalista come puro concetto fallace.

Schema valore = prezzo

Ci situiamo qui in un contesto di pieno impiego visto che la presenza dell'Armata di riserva usualmente creata dal aumento di produttività almeno quando non viene assorbita (sovra-capacità non utilizzata, nuovi settori ecc.) Si tratta del Schema B in termini valore-prezzo con aumento di produttività di ¼ in SIa dato sopra. Per memoria



SIa 84 16 20 = 120 euro

105Mp 20Mp 20Mp = 150Mp



Sib) 56 14 14 = 84 euro

70Mp 17,5Mp 17,5Mp= 105Mp



SII 64 16 16 = 96 euro

80Mp 20Mp 20Mp = 120Mp

64cN 16Cn 16 Cn = 96 Cn

Qui le cose sono semplici, il valore viene determinato (misurato) dalla composizione organica più elevata che da così una moneta razionale (equilibrio generale) corrispondente al valore della forza di lavoro (equilibrio universale) Uno Mp = 0,8 euro (un Cn = 1 euro)



Si nota qui che si applica il meccanismo della produttività introdotto nelle Equazioni della riproduzione in modo lucido ex ante perché la pianificazione può progettare sui dati conosciuti, i dati prodotti corrisponderanno comunque al valore = prezzo. I sprechi saranno eliminati (purché i controlli di qualità incluso la corrispondenza ai gusti dei lavoratori qua consumatori venga rispettata.) Sarà la pianificazione a insufflare la razionalità del sistema. Incluso quando si tratta di Riproduzione allargata : cioè, della parte del prodotto finale da consacrare alla crescita qualitativa e quantitativa (sovrappiù sociale nella sua forma pura. Vi ricorderete che una delle critiche false al Stalinismo fu di avere strangolato i contadini per favorire la crescita dell'industria necessaria per sconfiggere il nazifascismo. Deutscher dice che ci furono prelievi del 40 % mettendo cosi in pericolo la riproduzione agricola. In effetti, tale prelievo non è contro-produttivo; la realtà fu che la collettivizzazione delle terre era pensata come progetto politico ed economico nel stesso tempo (la distruzione dei kulaks come classe sociale reazionaria ed alleata alla contro-rivoluzione) mentre l'Ucraina era devastata dai controrivoluzionari organizzati come para-militari da Hindenburg con l'aiuto degli Occidentali, in particolare la GB e gli Stati Uniti. In realtà, la rinegoziazione del Piano Dawes almeno due volte contro la volontà della Francia perché contraria al Trattato di Versailles avvenne proprio per permettere la ri-militarizzazione mascherata della Germania contro l'Unione Sovietica. I para-militari di Hindenburg erano più di 100 000 – non una decina – ed applicavano già la politica che poi diventerà il Piano Est di Hitler. (vedi Gilbert Badia) Intanto, con due piani quinquennali Stalin riusci a portare l'Industria sovietica ad un grado superiore alla prima potenza industriale del mondo negli Anni Trenta, cioè la Germania. Di fati, il fascismo e anche il Dr. Schacht si ispireranno della potenza della pianificazione ma con un tutt'altro scopo; anche gli Americani e gli Inglesi adottarono certi principi di pianificazione durante la guerra per causa di forza maggiore. Vedi al proposito Sweezy e Magdoff.)

3iv-f) Emergenza della sovrappiù sociale: Ruolo della burocrazia privata e burocrazia pubblica nella riproduzione

Quello che manca nella sua forma figurativa al schema di riproduzione in generale è il ruolo della burocrazia. Questa deve essere intesa come parte inevitabile e necessaria della divisione del lavoro che si aggiunge al ruolo regio o sovrano dello Stato (burocrazia) assieme ai servizi sociali. In chiaro, si tratta di tutto quello insieme di input indiretti nella produzione. Questo comprende la pubblica amministrazione, l'educazione nazionale, i servizi sociali, e le imprese ed altre attività pubbliche, nel senso di attività statali o parastatali, dedicate alle infrastrutture, i trasporti, ed in generali i beni di utilità pubblica. Quando si tratta di un sistema pianificato, questo non è un problema. In effetti, il contributo burocratico pubblico può essere concepito come facendo parte proporzionalmente dei dati intrinsechi ma autonomizzati dei nostri settori. La razionalità economica spingerà al trasferimento di una parte della burocrazia privata dalle imprese verso aziende di servizi specializzate o meglio ancora, per favorire una concorrenza equa tra tutte le imprese piccole o grandi, verso il settore pubblico. Questo sarà ancora più ovvio quando si tratterà di un modo di produzione socialista nel quale viene abolita la differenza tra settore privato e settore pubblico. Importa capire che questo aspetto della divisione del lavoro rappresenta quello che Marx concepiva come “lavoro improduttivo”, cioè, un lavoro in realtà socialmente molto produttivo ma non direttamente produttivo. (Si potrà forse pensare che “lavoro improduttivo” fu una espressione infelice; ma questo è dovuto al fatto che in queste pagine Marx si muoveva ancora in quello spazio mentale tipicamente Smithiano che intendeva criticare. Sappiamo che per Adam Smith il ruolo dello Stato doveva rispondere all'interesse generale oppure lasciare lo spazio al privato; proprio perciò doveva essere finanziato da tutti i capitali, cioè da tutti gli agenti economici che ne traevano profitto. Ma Smith si muoveva ancora in una società dove la spesa maggiore dello Stato era il militare e le infrastrutture legate al militare. Colbert e dopo di lui i Fisiocrati francesi, legati alla difesa delle manifatture nazionali, avevano un linguaggio un poco diverso, che Marx ritroverà alla luce della critica del Tableau economico di Quesnay. Ed è proprio nel Libro II, cioè quello dedicato alla Riproduzione, che importano le distinzioni relative alla burocrazia ed al lavoro “improduttivo”. Ad esempio, Marx illustrava l'argomento con il ruolo dell'educazione nazionale e del maestro nella formazione della forza di lavoro degli operai, oppure con quello del ingegnere ecc ... La modernizzazione della società, l'approfondimento ulteriore della divisione del lavoro, daranno ragione a Marx, il quale anticiperà chiaramente quello che ho chiamato la “sovrappiù sociale” (ad esempio nel Manifesto e poi nella Critica del programma di Gotha.) Importano sempre il fondo e la logica dell'argomento, non i singoli termini presi fuori contesto. Qui come altrove deve contare il concetto, non la terminologia.

Max Weber parlerà di “razionalità burocratica” senza capire che qui si trattava dell'abbozzo di una cosa importantissima, anzi vitale per lo sviluppo socio-economico, cioè la sovrappiù sociale. Per i Bolscevichi come Lenin la cosa era chiara: da un lato il capitalismo, cioè la produzione sociale spregiudicatamente associata all'accumulazione privata con ingentissimi sprechi, dall'altro la razionalità socio-economica raggiunta con la pianificazione. La borghesia darà comunque ragione senza ammetterlo ai Bolscevichi quando instaurerà la pianificazione di guerra con il controllo dei prezzi e l'aumento dei salari e dei diritti sociali per fare fronte ai pericoli creati dalle due guerre mondiali. Con la divisione del lavoro e lo sviluppo dello Stato sociale (o se si vuole dello Stato capitalista ormai pronte ad intervenire sempre di più nell'economia, anche in modo diretto tramite i servizi sociali, i lavori pubblici, le aziende statali, le leggi finanziarie keynesiane ecc...) si manifesta la crescita dell'autonomia della sovrappiù sociale. Questa crescita viene raggiunta rafforzando la coerenza socio-economica della Formazione Sociale nazionale o sopranazionale per mezzo della regulation o della pianificazione cosiddetta incitativa e indicativa, o, meglio ancora, della pianificazione socialista. Da essa dipende la gestione della produttività microeconomica e della competitività strutturale o macroeconomica delle Formazioni sociali. La gestione può essere pro-attiva dando luogo ad una regulation economica keynesiana o post-keynesiana. Per sfortuna può anche manifestarsi in modo negativo con la sua assenza imposta dai dirigenti politici. Ad esempio con l'attuazione del monetarismo, del neoliberalismo e dello smantellamento dello Stato Sociale. I teorici borghesi amano le opposizioni primitive di tipo aristotelici; così oppongono sempre in modo ideologico (cioè con il ricorso al libertarismo anomico di von Hayek et ali ...) lo Stato keynesiano detto “interventistallo Stato neoliberale detto “nonnon-interventista “minimo”. Ma si capisce che il secondo implica un'ingerenza molto più massiccia nell'economia ma esclusivamente al benefico del capitale: ad esempio, per smantellare i diritti acquisiti dai lavoratori assieme ai servizi sociali, oppure per liquidare la solidarietà nazionale raggiunta tramite una fiscalità pubblica e progressiva. Negli ultimi 25 anni vennero così trasferiti dai salari ai profitti, senza nessuna controparte se non il dilagare della precarietà e della povertà, oltre il 10 % del PIL nel quadro di una Repubblica « fondata sul lavoro ». Di fatti, questi sono purtroppo tutti aspetti protetti nelle costituzioni del dopo-guerra, come pure nella Dichiarazione onusiana dei diritti universali individuali e sociali. Questo smantellamento sistematico richiede dunque un attivismo anti-costituzionale frontale e lo svuotamento delle prerogative statali al beneficio della “private global governance”. (In Italia, si aggiunge il spinellismo direttamente anti-nazionale ed ormai falsamente “attuato” con il “federalismo fiscale”. Questo modifica in modo totalmente anti-costituzionale, ma con l'unanimità trasversale della classe politica e della magistratura attuale, gli articoli centrali della nostra costituzione per la distribuzione del potere ai vari livelli, cioè in particolare gli articoli 117-121.)

L'importanza della sovrappiù sociale derivata della divisione del lavoro non viene mai ammessa dai reazionari qua economisti borghesi (in particolare, dai marginalisti e dai monetaristi). Loro vedono solo mercati discreti e separati ma sempre liquefatti in modo da potere creare (illusoriamente) un “mercato dei mercati” dovo si raggiungerebbe l'equilibrio generale. Con la scuola detta della “public policy” (formalizzazione della reazione reaganiana e neocon, con grandi e degni addetti italiani alla Brunetta ...) si arriva a volere privatizzare e liquefare anche quelle attività di interesse generale attribuite allo Stato da Adam Smith! Con un piccola riserva ovviamente, come comprovato dalla deriva californiana di Enron per l'elettricità, emblema delle vecchie cosiddette “public utilities”. Oggi queste ultime vengono smerciateee come “beni comuni” da parte di quelli social-democrati reaganiani anche pronti a privatizzare l'acqua, gente venale che non vuole più sentire parlare di impresse statali né al livello nazionale né al livello regionale n`é al livello municipale. Pero, con la debacle di Enron, questi reazionari hanno capito che il capitale speculativo a corto-termine non permetteva di trasferire questi settori al privato senza prendere alcune precauzioni. Così hanno immaginato di lasciare l'impegno di finanziare le infrastrutture che richiedono investimenti di lungo termine, dunque poco profittevoli, allo Stato, a carica poi allo Stato di cedere a ribasso, spesso per un euro simbolico, queste infrastrutture al settore privato. Operazione legittimata (sic!) con il dogma secondo il quale il “mercato” produrrebbe la massima allocazione delle risorse tra tutti i “clienti.” (Notare che non si parla più di “utenti” ma di “clienti”.) Questo avviene senza badare al fatto che sin da 30 anni tutte queste esperienze reaganiana-monetariste dimostrano che tali trasferimenti del pubblico al privato implicano dei sprechi ingenti, mentre distruggono la qualità e l'accessibilità universale dei servizi ai cittadini (Vedi ad esempio uno degli ultimi casi italiano con la privatizzazione scellerata di Alitalia; esempi di questa dilapidazione dei beni pubblici c'è ne sono ormai centinaia, tra i primi quella emblematica della Telecom.)

In verità, come fu già sottolineato nel mio


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